In una splendida giornata di sole, immersi nel paesaggio mozzafiato del Chianti Classico, abbiamo avuto l'opportunità di visitare la storica Cantina Castelvecchi, accompagnati da Giovanni, preparato e appassionato collaboratore della tenuta. Un’esperienza che si è rivelata ben più di una semplice visita: un vero e proprio viaggio tra storia, natura e vino, in un luogo dove ogni dettaglio racconta una tradizione millenaria.
Tra i vigneti: dove nasce la qualità
La nostra visita è iniziata all’aperto, tra i filari che si snodano tra i 400 e i 600 metri di altitudine. Qui, l’altitudine non è solo sinonimo di panorama suggestivo, ma anche di condizioni ideali per la viticoltura, soprattutto in annate calde grazie a temperature più fresche.
Castelvecchi conta 11 vigneti, ognuno con caratteristiche uniche. I suoli variano tra galestro, alberese e arenaria, contribuendo alla complessità del vino. Alcuni filari, risalenti agli anni ’70, vengono utilizzati per la Gran Selezione – un vero e proprio “cru” – e conservati nel tempo grazie alla riproduzione clonale in laboratorio.
La vendemmia è rigorosamente manuale e parcellizzata: le uve vengono raccolte in momenti diversi in base a maturazione e altitudine. Una scelta interessante è la non pigiatura: dopo la diraspatura, il mosto si forma per pressione naturale, così da preservare l’integrità delle bucce e mantenere l’autenticità del profilo aromatico.
Un castello millenario
La storia di Castelvecchi affonda le sue radici nel 1043, quando il castello fu costruito come fortezza a difesa della Pieve di Santa Maria Novella. Il nome attuale risale al Cinquecento, quando la proprietà passò alla famiglia de‘ Vecchi.
Negli anni ’90 la produzione vinicola venne interrotta, ma la rinascita arrivò con l’ingresso della Famiglia Paladin, che investì nella ristrutturazione della cantina e nel rilancio della produzione. Oggi, la vinificazione avviene interamente in loco, mentre l’imbottigliamento è esternalizzato.
In cantina: tra rispetto e tecnica
L’approccio alla vinificazione riflette la stessa cura vista in vigna. Sebbene non sia certificata biologica, la tenuta adotta pratiche sostenibili, evitando però vincoli troppo rigidi che potrebbero limitare l’operatività in annate difficili.
La fermentazione è condotta con lieviti selezionati, con due rimontaggi giornalieri e operazioni di délestage nei primi giorni, seguiti da una lunga macerazione di circa 60 giorni. I vini non vengono filtrati: si procede solo con travasi delicati, mentre le bucce vengono successivamente destinate alla produzione di grappa.
L’affinamento avviene in ambienti affascinanti. Le prime botti che si incontrano sono in castagno antico, risalenti a circa 200 anni fa ed attualmente solo decorative. Per il Chianti Classico si utilizzano tonneaux di rovere di Slavonia, mentre le barrique francesi vengono riservate alle etichette più importanti. La Gran Selezione riposa in barrique nuove o di secondo passaggio, mentre la Riserva utilizza botti già impiegate in precedenza.
Operazioni di batonnage ad intervalli regolari contribuiscono a sviluppare complessità e struttura.
La degustazione: un racconto nel calice
Il momento conclusivo della visita è stato dedicato alla degustazione, un percorso guidato attraverso i tre Chianti Classico di casa:
Capotondo – Chianti Classico base (Sangiovese, Canaiolo)
Lodolaio – Chianti Classico Riserva (100% Sangiovese)
Madonnino della Pieve – Chianti Classico Gran Selezione (100% Sangiovese da vigneto unico.)
A questi si è aggiunto il sorprendente IGT Solana, blend di Sangiovese, Syrah e Merlot: un vino fuori dalla denominazione Chianti Classico, ma che ne mantiene l’eleganza, impreziosito dalle note speziate del Syrah e dalla morbidezza del Merlot.
Ogni calice ha raccontato un pezzo di Castelvecchi, confermando la filosofia della tenuta: creare vini equilibrati, capaci di emozionare anche senza accompagnamenti gastronomici. Lo stesso Giovanni ci ha raccontato come la Gran Selezione, per lui, vada gustata da sola, per coglierne tutta la ricchezza espressiva.
Un’esperienza da vivere
Quella a Castelvecchi è stata un’esperienza completa e coinvolgente. La competenza e la passione di Giovanni hanno reso la visita non solo istruttiva, ma anche emozionante. Ogni spiegazione è stata chiara e appassionata, trasformando la visita in un vero e proprio viaggio culturale, prima ancora che enologico.
Cantina Castelvecchi è il perfetto esempio di come si possa coniugare tradizione e innovazione, radici antiche e visione moderna, per dare vita a vini che parlano del territorio con autenticità e stile.
Un luogo da non perdere per chi desidera scoprire il volto più autentico del Chianti Classico – fatto di storie, persone, paesaggi e, naturalmente, grandi vini.
Articolo a cura di Matteo Bonanni e Omar Brucculeri.